Ma non si parlava di turismo?
Posted On giovedì 8 febbraio 2007 at alle 15:38 by Marco Ruggiero- (...)favorire l'efficienza, la modernizzazione e lo sviluppo equilibrato della rete distributiva(...);
- incentivare la valorizzazione e la salvaguardia del servizio commerciale nelle aree urbane, rurali, montane e, in particolare, nell’ambito dei centri storici;
- concorrere al coordinamento delle attività lavorative rispetto agli orari delle attività commerciali in modo da favorire l'autodeterminazione del tempo e il rafforzamento delle pari opportunità tra uomini e donne al fine di un migliore equilibrio tra le responsabilità familiari e quelle lavorative e una migliore ripartizione delle stesse all'interno della famiglia.(...)
Fini certamente meritevoli.. ma, come si sa, il fine non giustifica i mezzi. Ciò che desta le mie perplessità è l'art.115, che detta le disposizioni per l'orario di apertura degli esercizi di vendita commerciale al dettaglio. Queste attività, infatti, possono rimanere aperte dalle 7 alle 22, massimo 13 ore al giorno (18 per la somministrazione di bevande). Fin qui tutto pacifico, nulla di esageratamente anormale (escludendo forse una eccessiva regolamentazione del mercato, che può sfavorire l'ingresso di nuovi operatori, ma è presto per dirlo). Diversa, invece, la questione delle festività: queste attività devono osservare la chiusura domenicale, festiva e le mezza giornata infrasettimanale!! C'è una deroga esplicita che è data dalla possibilità di determinazioni diverse dei Comuni, in accordo con le rappresentanze di categoria, i sindacati, ecc.. Tutto questo nell'ottica di tutelare i diritti dei lavoratori. Inoltre vengono elencate le fastività in cui è possibile rimanere aperti e obbligati a rimanere chiusi se non sussiste una diversa determinazione dei comuni.
Certamente è un passo avanti nella tutela dei lavoratori: non si è più assogettati ai maniacali orari di alcuni titolari, ma mi riservo dei dubbi relativi alla eccessiva intromissione delle istituzioni all'interno del mercato, e soprattutto al fatto che, mentre si aspetta che i comuni decidano, gli esercizi devono rimanere chiusi la domenica.
A Savona spesso si sono sentite critiche per l'eccessiva chiusura domenicale degli esercizi nel centro storico, soprattutto nelle domeniche in cui ci sono migliaia di arrivi turistici grazie a Costa. La dispersione di moneta che ne deriva è elevata. E molte sono state le spinte affinchè gli esercenti si mettessero daccordo per rimanere aperti nelle festività, soprattutto considerando la forte vocazione turistica della zona. Ma sembra che il rito di darsi la zappa sui piedi sia diventato consilidato: da una parte si spinge per aumentare l'offerta, dall'altra le restrizioni sono sempre maggiori. Alla faccia della politica organizzata e coerente.
Porto ora un esempio: a Viareggio, in estate, i negozi lungo la passeggiata sono aperti fino alle 23.30 (alcuni anche oltre), e fanno orario continuato la domenica, senza giorni di riposo infrasettimanale. Questo solo per tre mesi, ma anche in inverno la domenica sono aperti tutto il giorno (parlo di tre anni fa, nell'ultima mia estate viareggina, ma non penso le cose siano cambiate più di tanto). Potremmo pensare: poveri dipendenti! Invece no, perchè hanno turni abbastanza rigidi, e coprono l'orario di apertura con nuove assunzioni stagionali. Ecco infatti che il lavoro stagionale non riguarda solo ristoranti e alberghi, ma anche esercizi di commercio, con effetti positivi sull'economia locale. In liguria (e specialmente nella provincia di Savona) la stagionalità non è molto elevata, sia grazie alla costanza dei flussi turistici lungo l'arco dell'anno, ma anche, a causa questa volta, dell'offerta poco elastica, che può causare disservizi.
La speranza (che il turismo non rimanga una cosa di cui si parla e basta) è l'ultima a morire.
You write very well.