MY NEW BLOG

MY NEW BLOG
MY NEW BLOG

stl si parte

Dall'articolo de Il Vostro Giornale
Provincia. E’ stato approvato il piano triennale di sviluppo del Sistema Turistico Locale (STL) Italian Riviera. Il sì definitivo al documento strategico di indirizzo è stato presentato oggi pomeriggio nel corso dell’assemblea generale dell’STL provinciale, che si è svolta a Palazzo Nervi. Un risultato arrivato dopo un inizio difficile, ma grazie alla mediazione condotta dall’assessore provinciale al turismo Carlo Scrivano e al costante lavoro del comitato esecutivo, il piano di sviluppo ha ricevuto l’ok finale da parte dei soggetti pubblici e privati coinvolti nel progetto.Il testo, redatto dalla Camera di Commercio, traccia le linee di indirizzo teorico-pragmatiche per lo sviluppo turistico del territorio provinciale in base alle indicazioni contenute nella legge regionale sugli STL (LR 14/20074).Entro venerdì il piano sarà consegnato alla Regione per la sua definitiva approvazione che consentirà l’accesso ai finanziamenti dei futuri progetti di sviluppo portati avanti da enti pubblici e privati. Attualmente aderiscono all’STL 141 soggetti tra enti, associazioni ed imprese: la Provincia, la Camera di Commercio, i 67 Comuni della Provincia, le quattro Comunità Montane, l’Ente Parco del Beigua, 14 Pro-Loco, l’Unione Nazionale Pro-Loco d’Italia e 52 tra associazioni di categoria, consorzi e imprese del settore. Il Piano Triennale di Sviluppo turistico approvato è composto da venti capitoli e in 259 pagine dense di dati, indica le linee direttrici generali del possibile sviluppo turistico dell’Italian Riviera.Quattro gli asset strategici proposti dal piano: mare e spiaggia, ricettività litoranea, turismo e ricettività nell’entroterra, ed infine un sistema delle eccellenze.Il bilancio di previsione delle entrate del STL al 23 gennaio 2008 presenta il seguente quadro:[Voci di entrate Importo in €]Quote di partecipazione al STL.: 59.500,00Contributo Regione Liguria per spese di investimento di primo impianto: 335.379,00Contributo Regione Liguria per finanzia-mento progetti (Fondo progetti): 1.785.000,00Quota partecipazione settore privato al finanziamento del Sistema (almeno il 20%): 446.250,00Totale entrate previste: 2.626.129,00.“Vogliamo esprimere grande soddisfazione – hanno detto l’assessore al turismo Carlo Scrivano e Massimo Parodi, vice presidente STL - per l’approvazione di questo piano grazie al quale verranno tracciate le linee di indirizzo con cui costruire i progetti per lo sviluppo turistico del nostro territorio”.L’assemblea generale ha individuato come soggetto attuatore e braccio operativo del STL. la società I.P.S. scpa – Agenzia di Sviluppo Economico Provincia a capitale misto, che ha già gestito con successo il Patto Territoriale della Provincia di Savona ed altri strumenti finanziari complessi.

Piattaforma di vado: i dati completi?

Pur rischiando di cadere nel banale, non posso tirarmi indietro dal parlare del Terminal Multipurpose di Vado Ligure. Già in passato mi sono interessato a questo progetto, inizialmente criticandolo apertamente (il primo anno di Università, durante una lezione con il dott. Arcolao, ex direttore del reparto turismo della Regione Liguria), quando ancora non se ne interessavano tutti ma ebbi modo di vedere il progetto durante una sessione di laurea di ingegneria. Chiesi allora ad un albergatore savonese cosa ne pensasse e mi rispose che tanto era solo un progetto, che non si sarebbe fatto nulla. Ben di altro avviso era due anni dopo, quando la questione piattaforma venne a galla suscitando l'ira di cittadini, amministratori (che prima se ne erano stati buoni buoni ad aspettare un fallimento del progetto mai arrivato) ed operatori turistici (albergatori e gestori di bagni marini). Poi mi posi la domanda fatidica: ma non potrebbe davvero essere molto più utile al territorio il terminal, rispetto ad un turismo che non riesce a ridecollare a Savona? Da quel momento ho aspettato che qualcuno rendesse pubblica un'analisi costi-benefici o meglio metodi di valutazione degli impatti molto più precisi (tipo matrice di leopold o di adkins-burke), fornendo così alla popolazione un giusto metro di valutazione (e pur sappiamo che molte volte non basta, essendo molto in voga il principio not in my garden). Ma nulla è arrivato.
Ciò che ha suscitato questo articolo è stato in primis il post di Marco Bertolotto, Presidente della Provincia di Savona. In questo post non ci sono dati per un confronto tra proposte alternative, ma si vedono solamente i dati di altre piattaforme. E' questa la chiarezza con il quale si cerca di convincere la popolazione? E' importante sapere che ci saranno molti nuovi posti di lavoro, ma si tengono in considerazione gli sforzi, anche economici, fatti finora per il turismo che sarebbero resi vani? Si considera la perdita di attrazione che avrebbe la nostra area con un'opera di così forte impatto?
L'altra cosa che mi ha portato a scrivere questo post è stata la dichiarazione del presidente dell'associazione albergatori Galtieri. Va bene voler spostare la tipologia di turismo da balneare a culturale e sportivo, ma puntare su turismo d'affari a Savona, legato per di più ad un ecomostro come un terminal di stoccaggio di container navali, quando i vicini di casa del finalese (stesso STL) puntano su turismo leisure, mi sembra un buon modo di affossare entrambi!

Posted in Etichette: , , | 0 commenti

Spazzatura e marketing

Colgo il post di Roberta come spunto per una riflessione che già avevo fatto due anni addietro su un articolo pubblicato sul giornalino del Campus di Savona, scritto dopo un soggiorno, breve ma pur scioccante, a Salerno.
Il mio viaggio cadeva proprio nel dopo Bertolaso, quando la "normalità" non si era ancora ristabilita. Sono successivamente ritornato a Salerno, prioprio questa estate e ho notato delle differenze: la situazione sembrava migliorata, ma in verità era solo un temporaneo stato di quiescenza. Non c'erano le montagnole di rifiuti lungo la strada marittima, non c'eano questi grossi campi vicino al mare pieni di sacchi di immondizia o di frigoriferi distrutti, reti portamarterassi, tavoli e sedie di ferro. Ma questo solo lungo la litoranea. Circa due chilometri più nell'entroterra, prima ancora del lambire delle colline, ecco le discariche abusive. Non dobbiamo però pensare alla discarica abusiva come un posto dove arrivano camion di notte a scaricare rifiuti: è la popolazione residente nei pressi dell'area (magari non proprio quella nelle immediate adiacenze, ma poco più in là) che la sera all'imbrunire (circa le 21 in estate) esce di casa con il proprio sacchetto indifferenziato, attraversa la strada e lo getta, senza tante preoccupazioni di non farsi vedere, sulla collinetta che di giorno in giorno diventa più alta. E' inutile poi cercare di non far riaprire una discarica "regolamentare" quando si creano, autonomamente, più discariche a cielo aperto. Non scendo nella critica sul fatto di spostare immondizia da una regione all'altra, non mi sembra qui la sede.
Della questione campana ne stanno parlando in tutta Europa (a dire il vero parlavano dell'Italia già prima, causa Sarkò-Bruni), e questo fa mailissimo ad un paese come il nostro che ha una fama di qualità dal punto vista dei prodotti agroalimentari. Quale sarà l'effetto di un accostamento mentale nel turista tra prodotti tipici tanto rinomati come mozzarella (già colpita dalla scandalo sugli ormoni alle bufale), pasta, pomodori in conserve, olio e altri? Come si può difendere il nostro brand MadeInItaly da attacchi esterni (come cioccolato di qualche anno fa o il problema pizza/forno a legna) o da cloni quando non riusciamo a difendere l'immagine di qualità che rappresentiamo oramai da anni?
Non è solo l'incoming turistico in Campania, certamente problema grave per una zona paesaggisticamente di valore elevato, che risentirà del problema rifiuti, ma l'immagine di gran parte dei nostri prodotti. Ed è proprio quest'immagine che, in una spirale continua, contribuisce ad aumentare le aspettative di un soggiorno in Italia, elevando il valore della nostra terra, ancora fertile per il movimento turistico, ma che mal riusciamo a far fruttare!

Dal produttore al consumatore: reale beneficio?

Proprio oggi guardavo il telegiornale ed i produttori di arance siciliani lamentavano che il prezzo al consumo dei prodotti ortofrutticoli che li riguardano è salito per colpa non loro, ma dei passaggi troppo lunghi tra la produzione ed il consumatore. Sono anni che lo sento dire ed in linea di massima non mi sono mai soffermato a pensare se ciò fosse veritiero e se non ci fossero altre facce della medaglia, limitandomi a constatare che, se da una stessa mela (o arancia in questo caso) ci devono guadagnare in cinque invece che uno solo, il prezzo per il consumatore non potrà che essere più alto. Ma stamani il mio senso critico doveva essere più alto del solito e, da buon bastian contrario come mamma mi ha fatto, ho provato a contraddire tale affermazione: risultato? Mi sono sorti una valanga di dubbi nella testa!!
Inizio a enumerarli:
  1. L'azienda che cerca di giungere direttamente al cliente supporta molti costi in più, soprattutto all'inizio dovendosi o dotare di un parco mezzi per il trasporto diretto o anche dando in outsourcing il trasporto, oltre al costo di uno studio logistico svolto da professionisti: siamo sicuri che le economie di scala che potrebbe raggiungere gli consentirebbero di abbattere i costi fissi e mantenere un prezzo del prodotto concorrenziale senza fallire?
  2. Si parla spesso di ridistribuzione del reddito e di occupazione: non potrebbe essere la presenza di più aziende lungo il canale distributivo un metodo di redistribuzione del reddito e di creazione di occupazione?
  3. Ultimamente è capitato che, nei canali lunghi, dato l'aumento del prezzo di un componente fondamentale nella produzione di un bene, il prezzo del bene stesso sia aumentato in modo meno che proporzionale o addirittura sia rimasto invariato. Questo è stato dovuto al fatto che chi costituisce la parte terminale della catena distributiva prima del consumatore ha assorbito l'aumento riducendo il proprio margine di guadagno. Chi fa fatto questo probabilmente l'ha fatto perchè riteneva l'aumento un'oscillazione momentanea del mercato, e quindi ha preferito non rischiare di creare invenduto (vedasi la teoria del surplus del consumatore). In questo caso, dunque, la maggior lunghezza del canale distributivo ha funzionato da ammortizzatore del prezzo: può essere questo un fattore positivo nella maggior intermediazione?

Se qualcuno volesse delucidarmi sarei ben contento.. effettivamente dopo quattro anni un po' della mia economia politica potrei averla smarrita.

AddThis

Bookmark and Share

SHINY